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Primož Roglič, l’uomo che non sapeva perdere

06/10/2021

Primož Roglič, il Re di Superga

La tramvia a cremagliera Sassi-Superga svolge il suo regolare servizio di trasporto passeggeri fino ai 672 metri della Basilica tutti i giorni, tranne il mercoledì quando si concede una pausa per la manutenzione.

Oggi, quindi, fosse stato un giorno normale sarebbe dovuta restare chiusa, ma oggi non è un giorno normale, oggi si è corsa la 102^ Milano-Torino – la corsa ciclistica più antica del mondo.

La cremagliera (o dentera, come la chiamano lì) è dunque rimasta ossequiosamente aperta per permettere agli appassionati di godersi da vicino l’arrivo della gara.

Con la stessa ferrea certezza con cui si può contare su di lei (a parte il mercoledì), si può contare su Primož Roglič ogni qual volta si attacca il numero sulla schiena e si presenta al via di una gara.

Appena si è formata la fuga di giornata ha messo la squadra a tirare, e i sei in avanscoperta non sono mai andati oltre i 3’20’’ di vantaggio.

Appena la Deceuninck-Quick Step del neo campione del mondo Alaphilippe ha attaccato a 68 km dall’arrivo approfittando di un refolo di vento – refolo che però è stato sufficiente a rompere in due il gruppo e a imporre ai ritardatari (Ineos Grenadiers, Trek Segafredo su tutti) un finale tutto a ricorrere – Roglič era lì davanti con tre compagni a dar manforte.

Appena si è entrati nel circuito finale, con la salita di Superga da percorrere due volte, lui era giusto dietro il trenino della Deceuninck-Quick Step tirato da Masnada.

Né si è scomposto quando appena prima dello scollinamento ha attaccato Vansevenant, giovane compagno di Alaphilippe.
Gli è andato dietro assieme a tutto il gruppo dei migliori lungo la discesa, l’ha tenuto a 15, 20 secondi nel breve tratto in pianura prima dell’ultima salita, sapendo che sarebbe stato un fuoco d’artificio troppo breve per essere vero.
Quando sono iniziate le prime rampe, a meno di 5 km dal traguardo, è partito il campione del mondo dietro a Majka, gregario dell’altro sloveno, Pogačar.

Roglič, l’uomo che non bluffa mai, deve aver annusato l’imbroglio e l’ha lasciato andare. Dopo un amen infatti Alaphilippe si è spostato di lato e si è staccato dal gruppo, riprendendo fiato per Il Lombardia di sabato.

A quel punto sono rimasti davanti in sei, i migliori: Yates, Roglič, Pogačar, Almeida, Woods e Valverde.

Poco dopo, sotto il ritmo imposto da Yates, Woods e Valverde si sono staccati, seguiti a stretto giro da Almeida e  Pogačar, quando mancavano 3 km all’arrivo.

In quel momento Roglič, l’uomo che non bluffa mai, si è attardato un attimo a controllare se il connazionale non stesse fingendo. Appurato di no, si è riportato in un amen su Yates che aveva già guadagnato una cinquantina di metri. Con tre pedalate, capite. Yates era nello sforzo massimo per staccare tutti nel tratto più duro della salita, e lui prima ha atteso un attimo, poi lo ha raggiunto in tre pedalate. Con la stessa esatta meccanica semplicità con cui la cremagliera aveva portato lassù gli appassionati a godersi quello spettacolo.

Poi c’è solo la fine.

Yates che prova il tutto per tutto attaccando lunghissimo a 600 metri dal traguardo, cercando di sorprendere l’uomo che non viene sorpreso mai.

Roglič che perde due metri, ma solo quel che basta per riprendergli la scia ed esplodere il suo unico scatto di giornata, quello definitivo, quello che gli permette di tagliare solitario il traguardo di Superga. 

2° Yates a 12’’, 3° Almeida a 35’’, 4° Pogačar con lo stesso tempo.

Sabato c’è Il Lombardia, l’ultima classica monumento della stagione, e quello che ha detto questa Milano-Torino è che Primož  Roglič sembra non saper perdere. 

A volte gli capita, naturalmente, ma non è questo il punto. Lui sembra non saper correre senza cercare di vincere. 

A volte non vince, naturalmente, ma non è nemmeno questo il punto. E’ come se non fosse programmato, se non potesse nemmeno concepire di gareggiare senza cercare in ogni modo di farlo. 

Alcuni corridori prendono certe gare come un allenamento, come ha fatto oggi Alaphilippe.

Altri qualche volta si nascondono e salvano la gamba, come forse ha fatto Pogačar.

Lui no, mai.

Come avesse sempre un sacro compito da portare avanti – come la cremagliera tutti i giorni porta i passeggeri fino ai 672 metri della Basilica.

Ma c’è una differenza, tra loro due.

La cremagliera Sassi-Superga, almeno un giorno la settimana, si prende una pausa. 

Primož Roglič, lui, pare di no.

 

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