altimetria
planimetria
info tecniche
Il percorso è sostanzialmente pianeggiante nella prima metà, ondulato con alcune asperità degne di nota nella seconda. Partenza da Rho per attraversare su strade pianeggianti l’alta pianura padana nella zona delle risaie toccando Magenta, Novara e Vercelli per portarsi quindi nel Canavese percorrendo le prime salitelle a Cossano Canavese e San Martino Canavese. Dopo Rivarolo Canavese, primo passaggio a Salassa per iniziare un circuito di circa 44 km con due salite di circa 4 km ciascuna. La salita da Rivara a Prascorsano con pendenze attorno al 9% nella prima parte per poi addolcirsi e, dopo Cuorgnè, la salita di Colleretto Castelnuovo un po’ più pedalabile. Dall’ultimo scollinamento all’arrivo mancheranno circa 18 km. Si incontrano, negli abitati attraversati, i consueti ostacoli cittadini come rotatorie, spartitraffico e passaggi rialzati. Ultimi 10 km praticamente pianeggianti e fino all’arrivo di Salassa.
Ultimi km
Ultimi 5 km pianeggianti e quasi rettilinei su strade molto ampie con la presenza di alcune rotatorie. Rettilineo finale di 800 m, ampio (largh. 8 m) su asfalto.
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Rho
Panoramica
Dagli antichi romani al Milano Innovation District.
Rho, alle porte della metropoli meneghina, vanta un ricco passato ed è proiettata verso un futuro all’insegna della scienza e della tecnologica. I primi insediamenti risalgono al II secolo a.C. Un “vico raudo” è citato in un testo dell’846. Nel 1004 l’imperatore Enrico II conferì a Rho il titolo di Borgo. Dopo saccheggi e dominazioni, una ripresa avvenne durante l’episcopato di Carlo Borromeo: nel 1584 la miracolosa lacrimazione su un quadro della Madonna Addolorata portò all’edificazione del Santuario attorno al quale si sono sviluppati progressivi insediamenti. Già era nota la tenuta di Villa Scheibler, nei secoli successivi dedicata all’allevamento di cani da caccia e cavalli di razza, nel 1665 fu completata Villa Burba Medici Cornaggia circondata da un vasto complesso rurale.
Nel Novecento l’economia agricola lasciò il posto a quella industriale, ma ancora si possono ammirare antichi mulini. Nel 1858 venne inaugurata la stazione ferroviaria e nel 1880 la linea tramviaria Milano-Rho-Gallarate. Dal 1878 il Salumificio Citterio diffonde l’immagine di Rho nel mondo. Nel 1929 nacque l’Ospedale di Circolo Monumento ai Caduti, nel 1931 il Palazzo Comunale di fronte a Palazzo Banfi Visconti.
Gastronomia
La cucina rhodense si affida al menù lombardo e milanese: risotto con l’ossobuco, cassoeula, la classica cotoletta, castagnaccio e oss de mordcome dolci. Il salame Milano è uno dei salumi preferiti della nostrana casa Citterio. Anni fa è nato un dolce ad hoc: la Rhosetta. A Rho prevale la tradizione, ma i dolci a tema ideati a fine 2022 per la nascita del nuovo Teatro Civico hanno già incontrato il gusto dei cittadini.
Punti di interesse
Rho è da sempre punto di riferimento per il territorio circostante.
Qui hanno trovato casa il polo fieristico esterno di Fiera Milano (2005) e l’Expo universale 2015: su quell’area si prepara oggi Mind, accogliendo un grande ospedale, il polo di ricerca Human Technopole, le facoltà scientifiche dell’Università Statale, sedi di imprese e centri di innovazione.
Le vecchie manifatture, come il cotonificio Muggiani, hanno nuova vita.
Nel 2022, là dove sorgeva una fabbrica di profumi, è sorto il Teatro Civico Roberto de Silva.
Villa Burba, sede della Biblioteca comunale, ospita mostre di prestigio.
Ogni frazione vanta parchi attrezzati e davanti alla stazione della Metropolitana Milanese “Rho Fiera” è nata piazza Costellazione, disegnata dall’Accademia di Belle Arti di Brera, un mosaico di 250mila tessere di ceramica blu firmate dai visitatori di Expo e persino dal Dalai Lama, ospite in città nel 2016.
Salassa
Panoramica
Salassa, tipico paese dell’alto Canavese, zona del Piemonte, si estende su una superficie di 4,96 kmq alla destra orografica del fiume Orco, noto fin dall’antichità come “l’Eva d’or” per le sue acque portatrici di pagliuzze auree. La questione dell’etimologia del nome Salassa è strettamente collegata al problema dell’origine del borgo. Lo storico e scrittore del 1800 A. Bertolotti scrive nella “Passeggiate nel Canavese”: “ll nome di questo villaggio da a credere che sia una traccia lasciata dei primi popoli, di cui si abbia memoria, quali abitanti del Canavese, cioè dei Salassi”. Altri autori sostengono che Salassa derivi da “Sala”, parola di origine longobarda. Le teorie che si intrecciano sono molte ma, al di là del dibattito storiografico, è certo che nel XVI secolo, epoca in cui risalgono le carte più antiche dell’archivio comunale, Salassa era un piccolo borgo agricolo dipendente dai Conti di Valperga insieme all’attuale comune di San Ponso Canavese. Nei documenti di quell’epoca era denominato “Salacia” o “Salatia”, per trasformarsi in “Salazza” nel 1700 e passare gradualmente all’attuale Salassa. Il borgo si sviluppa intorno al ricetto databile XIII secolo, dentro al ricetto sorge il cosiddetto “torrazzo”. Il ricetto di Salassa conserva la torre, alta circa 25 metri, fatta con pietrame di forma tondeggiante del fiume Orco, cilindrica con base quadrata, un raro esempio di porta turrita di accesso.
Attualmente a Salassa risiedono poco più di 1800 abitanti, fa parte dell’area metropolitana di Torino, da cui dista 35 km. È posta a 349 metri e immersa nella pianura verdeggiante, a cui fanno da sfondo i rilievi prealpini e le montagne di uno dei più importanti parchi nazionali d’Italia, il Parco Nazionale Gran Paradiso. La campagna circonda su tutti i lati il centro abitato ed è composta da una pluralità di strade bianche, ideali per passeggiate e pedalate in mezzo alla natura. Lo sviluppo economico del paese è da sempre basato sull’attività di stampaggio a caldo ma negli ultimi anni sta crescendo l’interesse verso il ritorno all’agricoltura e più specificatamente alla coltivazione di vigneti.
Gastronomia
Il dolce tipico salassese, i canestrelli, risalgono alle famiglie di origine contadina che li preparavano la domenica, considerata festa grande. Si tratta di una sottile cialda a base di farina di mais, burro, uova e zucchero cotte tra due lastre in ferro, sulle quali venivano incise le iniziali della famiglia insieme ad altri simboli e disegni. Altra ricetta della cucina povera ma ricca nel sapore, che non può mancare nei rinfreschi che seguono le numerose processioni e feste religiose sono i panini con acciughe al verde (anciuè in dialetto piemontese). Sulle tavole salassesi si trovano poi i vari piatti tipici canavesani, come ad esempio tomini al verde, peperoni in bagna cauda e salampatata.
Punti di interesse
Le vie del paese offrono scorci suggestivi caratterizzati da piccole chiese affrescate e in stile principalmente barocco e da resti tardo medievali. Il culto cristiano e la religione hanno tradizionalmente scandito il calendario delle attività degli abitanti di Salassa. È proprio attraverso cerimonie religiose e processioni nelle diverse chiese e organizzate dalle diverse confraternite che il popolo si riuniva. Dunque per questa ragione è nell’ambito ecclesiastico che si riscontrano le figure di maggiore spicco. Infatti sono stati numerosi i sacerdoti nativi di Salassa, che hanno ricoperto, a partire dalla fine del 1800, ruoli importanti in Piemonte e oltre oceano. Monsignore Tomaso Bianchetta nato nel 1869 e morto nel 1941 curato e costruttore della nuova chiesa della SS. Annunziata di Torino in via Po, i cui lavori sono terminati nel 1934. Successivamente suo nipote canonico Tommaso Bianchetta fu curato della cattedrale di Torino, oggi comunemente conosciuta come il Duomo di Torino. Infine il teologo Pietro Bianchetta nato nel 1887, decise si partire per l’America in quanto missionario della Pia Società S. Carlo fu parroco della chiesa di S. Michele a Chicago. Le sei chiese oggi presenti sul territorio salassese in appena 5 km quadrati confermano il profondo attaccamento del borgo alla fede, testimoniato anche da un episodio in una di esse: il Santuario della Madonna del Boschetto. Un’apparizione della Vergine avvenuta nel ‘600 e testimoniata anche da alcuni atti redatti da un notaio di Cuorgnè. La chiesa venne edificata su un pilone esistente fin dal 1500, ora inglobato nell’altare, da cui prende il nome. Fu più volte rimaneggiata: ampliata nel ‘700, nel 1820 furono aggiunti il campanile e due altari.